Un piccolo Codirosso in garage
- Chiara Audenino
- 23 giu 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Abbiamo in garage un nido di Codirosso e da un paio di giorni sono nati i piccolini. L'anno scorso, sempre questi uccelli migratori, avevano fatto il nido aprendo una griglia posta sul nostro terrazzo e riuscendo ad entrare nel tubo di sfiato. La femmina Codirosso, da premurosa mamma, si occupa della preparazione del nido, cerca di farlo nelle cavità dei muri, in mezzo alle crepe più nascoste, o nei buchi più profondi, per cercare discrezione e tranquillità nella cova. Non capivamo come mai sentissimo cinguettare così forte tutte le volte che andavamo in bagno. Il suono non proveniva da fuori, lo sentivamo dentro, come se ci fossero degli uccellini nella stanza. Ed era così, c'erano degli piccoli intrappolati in un nido sprofondato all'interno del tubo adiacente al bagno. La mamma Codirosso aveva realizzato una dimora a forma di coppa con erbe secche, radici, muschio e piume, ma non aveva considerato che si era spinta troppo in là e quella casa da sicura, era diventata molto pericolosa. Con mio marito e i ragazzi avevamo recuperato il nido, liberando gli uccellini intrappolati e lo avevamo trasferito in una scatola di cartone posta sopra ad una cesta di vimini. I pulcini del nido venivano nutriti sia dalla femmina che dal maschio, con insetti, ragni, vermi e lumache. All'inizio pensavamo fosse lo stesso uccellino a portare il cibo ai cuccioli, ma poi abbiamo iniziato a riconoscere i diversi colori delle piume e i richiami della femmine da quella del maschio. Ci siamo presi cura di questa famigliola fino allo svezzamento degli uccellini e poi li abbiamo visti volare via.
Oggi un piccolino di questo nuovo nido è entrato nel nostro box auto e non ne voleva sapere di uscire fuori.
Sua mamma e suo papà lo chiamavano, mentre svolazzavano inquieti nell'area di manovra del garage. Il Codirosso è una razza monogama e a vederli ti danno proprio l'idea di essere una vera e propria famiglia. Sembrano più umani loro di tanti esseri umani per quanto sono protettivi con i cuccioli.
Il piccolo rispondeva piano, impaurito dalla mia presenza. Provavo a dirgli " Vieni da me che ti porto fuori" ma, non essendo San Francesco, appena mi avvicinavo si arrampicava incerto sulle pareti del box e io non arrivavo più a prenderlo. E tutte le volte che saliva più su, avevo paura cadesse e si facesse male per colpa mia.
Sono corsa in casa a prendere una scopa, una paletta e qualche pezzetto di pane per cercare di guidarlo, o di raccoglierlo al volo nel caso fosse caduto dal muro.
In cuor mio speravo di non trovarlo più nel mio box, invece era lì e si era spostato di poco. Da fuori, il cinguettio di mamma e papà era insistente, un richiamo disperato.
"Esci fuori, siamo qui! Fatti vedere che ti veniamo a prendere. Ti sentiamo, ma non capiamo dove sei."
Il piccolo "cuor di leone" Codirosso, non sapeva come fare, era pietrificato dalla paura.
Ho spezzato qualche briciola di pane, l'ho messa sulla paletta girata al contrario e mi sono avvicinata alla parete dove si era fermato il piccolino.
Sarà stata la paura della paletta, ma finalmente l'uccellino è volato sopra il portellone del box e non si è più mosso da lì. Per farlo scendere ho chiuso il portellone e ho fatto fare all'uccellino un bel giro su uno scivolo. E finalmente, arrivato al fondo, ha spiccato il volo. Era libero e si era riunito alla sua famiglia.
"Ho perso mezz'ora di tempo" ho pensato guardando l'orologio.
Ma mi ero sbagliata perché non avevo perso nulla, ho guadagnato tanto, perché sono le piccole cose a riempire la nostra vita.
E di questa lunga giornata voglio ricordare il volo incerto di questo piccolo Codirosso, che diventerà un giorno, non troppo lontano, un grande migratore.
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