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Il distacco


Quando li mettiamo al mondo sappiamo che diventeranno grandi e si allontaneranno da noi. E quel momento prima o poi arriva.

Per tutta la vita ho cresciuto i miei figli cercando di renderli autonomi proprio perché volevo che fossero pronti per quel giorno. Da piccoli nel gesto di imparare ad allacciarsi le scarpe me li ricordo cocciuti, piegati con la testa all'ingiù a provare e provare... fino a riuscire a fare il nodo. Ogni piccolo traguardo era un festeggiamento in famiglia. Ogni obiettivo raggiunto era un pezzo di strada per diventare un po' più grandi.

Oggi è arrivato il giorno del primo distacco. Il mio spilungone si trasferisce a Milano perché farà l'università laggiù. Lui è il più testardo dei tre, è anche quello che chiama mamma da una stanza all'altra duecento volte al giorno, è il figlio che se c'è il ragù in pentola non la smette di fare giri esplorativi in cucina, è quello che mangia la bresaola a tutte le ore del giorno e della notte, ma soprattutto è il mio ragazzo grande che non esce mai dalla porta senza dirmi "Ti voglio bene mamma", come se fosse una frase scaramantica per far andare tutto nel verso giusto. Se c'è lui in casa dalla sua stanza si sente la musica fin dal mattino e il suo vocione, ereditato dal nonno, non passa inosservato, specie quando studia.

In questi giorni abbiamo preparato insieme il trasloco di tutta la sua roba, compresa la sedia comoda su cui poter studiare, la borsa con i detersivi per il bucato, un piccolo corredo di lenzuola, federe e asciugamani e le scorte di cibo, come se a Milano non ci fossero supermercati. Una mamma italiana ha sempre paura che suo figlio, lontano da casa, non mangi abbastanza. E così l'ho riempito di pasta, riso, sugo, pesto, formaggio, uova, carne, prosciutto, pane e l'immancabile Nutella che risolleva anche i morti. Mio figlio sa cucinare abbastanza bene e sono sicura che se la saprà cavare.

"Chiara, non sta partendo per un paese lontano!"

Inutile, anche se me lo ripeto di continuo so che non sarà più la stessa cosa perché sarà diverso lui quando ritornerà a casa.

Mio figlio è contento di iniziare questa nuova vita a Milano. Molti suoi amici vivono là e presto se ne farà anche di nuovi.

"Mamma, per la prima volta sono felice che inizi la scuola perché andrò a studiare proprio quello che mi piace!"

E allora buona vita amore mio, sono orgogliosa di te e non ti preoccupare non ti chiamerò troppe volte al giorno. Giuro, ti lascerò andare.

Dovrò abituarmi alla tua assenza e alla mancanza di tutto il rumore che facevi. Ne parlo come se questa fosse la cosa più bella di te, come se in tutti questi anni non avessi dovuto dirti ogni tre per due "Lollo abbassa la musica", oppure "Lollo non urlare!". In fondo mi piaceva saperti in casa, anche così. Non sei ancora partito e io ho già la malinconia del tuo casino. La tua stanza vuota e ordinata mi fa effetto. Un ultimo stretto abbraccio in un fiume di lacrime e al rientro apro la porta di casa e mi compari con il tuo faccino smarrito, sulla foto del tuo primo giorno di scuola alle elementari. Braccia conserte e occhi all'insù, sarai il mio bambino sempre. Ti voglio un mondo di bene, mamma.







 
 
 

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© 2020 Creato da Chiara Audenino

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