Una notte da castagnola
- Chiara Audenino
- 3 ago 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Nuotavo, sentivo solo il mio fiato e l'impatto delle braccia sull'acqua. Guardavo il fondale e vedevo la posidonia ondeggiare. Qualche pesce sfrecciava veloce e mi ricordava i pendolari di corsa quando rincorrono i treni.
Osservavo il paesaggio marino cambiare e, tra una bracciata e l'altra, mi sono trovata non più a filo d'acqua ma in fondo al mare. Ero diventata uno di quei pesci che compariva dalla posidonia. Il rumore che sentivo non era più quello del mio fiato. Le bolle dei pesci emettevano suoni che capivo, ero diventata una di loro. Ero una piccola castagnola, veloce e scura. Facevo parte di un gruppo e ci spostavamo lungo i fondali per procurarci il cibo. Ero un pesce nato e cresciuto nel mare, nuotavo veloce, ma non ero attenta, come le altre castagnole del branco, ad avvistare l'arrivo dei predatori. Mi perdevo, meravigliandomi per tutto ciò che vedevo. Ero attratta dalla luce che filtrava nel mare e mi divertivo ad attraversare quei bagliori come fossero porte d'ingresso per nuovi regni. Ero una castagnola con la testa all'insù e giocavo felice in acqua come una cucciola, ignara di ogni pericolo. A forza di rincorrere i bagliori e di girare dentro le spade di luce sono finita nella bocca di un attento predatore.
Fine del sogno, fine della storia di una notte da castagnola.
Mi sono svegliata di soprassalto nell'istante in cui il pesce grosso mi mangiava.
Non conosco il significato dei sogni, forse questo voleva essere un monito a tenere gli occhi aperti e a non vivere, ignara dei pericoli, con la testa all'insù.
Di questo viaggio onirico io, però, mi voglio solo ricordare il senso di libertà che ho provato a nuotare veloce come pescolino e a sentirmi finalmente parte del mio amato mare.
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