La credenza dei balocchi
- Chiara Audenino
- 28 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aprendo questa mattina uno stipetto del camper mi sono caduti addosso i giochi che c'erano dentro. Questa scena mi ha riportato indietro nel tempo, nel soggiorno di mia nonna Maria. Proprio in quella stanza c'era un mobile di legno stile anni '50, con alberi in rilievo che spuntavano dai pannelli delle ante.
A vederlo ci si aspettava fosse una credenza piena di piatti, bicchieri e tazzine. Invece era un ripostiglio magico. Il mobile con gli alberi conteneva giochi. Per diversi anni lì dentro ci sono state Barbie, i miei libri, le mie pentoline e prima ancora erano entrati bambolotti e trucchi di mia cugina Mariuccia. Poi si è riempita di trattori, macchinine, palle, Lego e puzzle dei nostri figli. Le ante faticavano a star chiuse e appena si aprivano sbucavano gambe e braccia di bambolotti posati su vestitini fatti a maglia, fisarmoniche, Pinocchi con nasi accorciati, formine colorate con dentro pongo secco e libri per tutte le età. Ogni giorno a me sembrava sbucassero giochi mai visti prima. Le ante con gli alberi ci facevano aprire la credenza dei balocchi e ci portavano in un bosco delle meraviglie. Anche dentro il cassetto del cucito, pieno di fili, forbici e ditali, comparivano all'improvviso biglie, macchinine e soldatini.
Quel mobile aveva il sorriso e il cuore grande di mia nonna ed era magico come lei.
E noi, che siamo stati bambini in quel soggiorno, aprivano quelle ante ed eravamo felici.
Giocavamo sul pavimento di marmo, tirando fuori tutto quello che c'era dentro. La nonna ci faceva riordinare solo a fine giornata. Quando lei è diventata vecchia e trascinava le gambe per camminare, avevo paura che quei giochi in mezzo alla stanza l'avrebbero fatta inciampare. Ma lei, non ha mai voluto impedire ai suoi nipoti di giocare "Io non ho mai potuto farlo da bambina. Avrei voluto tanto avere un bambola, ma eravamo in troppi in famiglia e i soldi per i giochi non c'erano" iniziava così a raccontare la sua infanzia e io non mi stancavo mai di ascoltare le sue storie.
La nonna si sedeva sul divano verde e ci dedicava la cosa più preziosa che aveva: il suo tempo. Arricchiva i racconti che i piccoli di casa si inventavano e musicava le storie con canzoncine in piemontese.
Usavamo giochi tramandati da una generazione all'altra, rotti, consumati, scritti, strappati, tagliati, ma per noi erano i più belli del mondo perché ci avevano accompagnati nella nostra crescita e, se pur sgangherati, erano ricchi di ricordi. Non avevamo bisogno d'altro per divertirci. Quei giochi portavano con sé la nostra fantasia e gli anni spensierati passati con nonna Maria.
Lo stipetto dei giochi nel camper che ha rallegrato i miei figli quand'erano piccoli (e tutt'ora rende felice il Nanetto), rimarrà così com'è. Anche se dentro conserva vecchi giochi vorrei che un giorno i miei ragazzi potessero provare, nell'aprirlo, la stessa mia gioia di quando spalancavo le ante della credenza dei balocchi.
...ci vorrebbe proprio un po' di vento ogni tanto, per spazzare i brutti pensieri e le cattive intenzioni... 😉